Privilegiare gli aspetti positivi, quelli negativi saranno più facilmente superabili.
IL RISCHIO DELLA FIDUCIA E DELLA RESA
Il ladro trova l’occasione o l’occasione fa il ladro? Secondo voi quale di queste due proposizioni è più vera? A ben guardare entrambe sono vere, ma la sottolineatura dell’una o dell’altra può denotare diversi atteggiamenti di fondo: se si preferisce la prima si manifesta una certa sfiducia nell’umanità, ritenendo, più o meno inconsciamente, che il ladro è incorreggibile e rimarrà sempre tale; se invece si sottolinea che l’azione del ladro può essere contenuta da un contesto esterno, si esprime l’opportunità di interventi – privati o pubblici – volti a prevenire e limitare i furti. Questa risposta è maggiormente positiva, la prima negativa. Ovvio che la scelta tra simili alternative ha forte rilevanza nel campo politico e in quello educativo, aprendo o chiudendo possibilità di azione.
Molteplici tendenze opposte, analogamente, si presentano a ciascuno di noi: consumare o risparmiare, competere o cooperare con gli altri, distruggere o costruire, rifugiarsi nel passato o sperare nel futuro, imitare o creare, fidarsi o non fidarsi… In politica l’alternativa potrebbe essere declinata, come suggeriscono illustri studiosi, tra paura (a destra) e speranza (a sinistra). In queste e mille altre scelte possono prevalere aspetti positivi o quelli negativi. Ciascuno, per carattere, educazione, esperienze è portato a propendere per l’una o l’altra. Va notato che le alternative convivono nella stessa persona e può essere relativamente facile provocare lo spostamento dall’una all’altra, magari grazie agli strumenti sempre più perfezionati del potere mediatico. Peraltro le tendenze sono soggette a mutare nel tempo sia per i singoli che per la società. Un esempio può essere tratto dal campo economico: Keynes scoprì che la grande crisi del 1929 poteva essere superata invertendo i suggerimenti degli economisti di allora: non meno consumo, ma più consumo; e aveva ragione. Oggi, anche per contrastare il disastro climatico, si dovrebbe tornare a ridurre il consumismo – che nel frattempo è esploso sotto la spinta del profitto – anche se la riduzione può avere effetti negativi sull’economia. Bisogna trovare alternative al consumismo materiale, divenuto ormai distruttivo. Vediamo dunque alcune alternative che si pongono nel campo pedagogico.
La fiducia è una condizione originaria nell’uomo e un fattore imprescindibile nell’educazione: il bambino per natura si fida totalmente dei genitori in cui trova protezione certa e assoluta, anche quando arriva al periodo dei “perché?” o inizia il senso critico. Se non ha esperito questa certezza di fiducia nei genitori non potrà in seguito riporre fiducia in altri e sarà compromessa la sua stessa capacità di apprendimento. La fiducia e la credenza dell’esistenza di verità sono infatti alla base dell’educazione e, come ha dimostrato Wittgenstein, si è in grado di imparare perché si crede. Quando il bambino va a scuola è come se i genitori ammettessero di non essere più in grado di rispondere ai suoi perché, dovendo quindi ricorrere ad altri più competenti: ma una fiducia di base deve permanere, così come la credenza nella verità dell’insegnamento impartito. Poi l’incontro con la realtà fornirà occasione di disillusioni, tradimenti e altri aspetti negativi, ma l’avvenuta crescita, basata sulla fiducia e il positivo, consentirà di superarli più facilmente. Superfluo ricordare l’importanza della fiducia in campo politico: dovrebbe essere alla base delle scelte elettorali, quando non siano – come sempre più spesso avviene – una semplice lotteria o, peggio ancora, un effetto della quantità di soldi profusi nel battage pubblicitario pre-elettorale.
Distruggere o costruire. Anche questa alternativa può trovare diverse predisposizioni negli individui: c’è chi è portato a distruggere, anche il male, il nemico… e chi invece preferisce costruire, strumenti di bene o di male, difese… Nella storia e nella pratica si possono trovare numerosi esempi di persone con queste diverse attitudini. Quello che va detto è che anche queste attitudini possono essere modificate da una efficace educazione. Sarà più facile che vi sia un positivo, evidentemente, nella costruzione e un negativo nella distruzione. È pure evidente che l’attività umana più distruttiva è la guerra, che ormai ha perso quei valori di coraggio che aveva nei tempi arcaici delle spade o delle frecce. Dai tempi dell’atomica e in presenza dell’alterazione climatica globale, la guerra è diventata, come dicono i papi, una vera follia, da evitare con ogni mezzo, anche, se necessario, la bandiera bianca: un invito al ravvedimento dei contendenti di fronte ad una distruttività non sufficientemente considerata. Non va dimenticato infine che la gente non vuole vedere i propri figli tornare dal fronte in una bara e non vuole la guerra: la vuole l’ambizione degli autocrati, e non può non creare orrore la notizia che oggi i regimi autocratici si siano ormai imposti sulla maggioranza dei popoli. A conferma della profezia di Romano Guardini sulla crescente disponibilità di strumenti tecnici per il rafforzamento del potere di chi lo detiene.
Violenza o nonviolenza è l’ultima alternativa considerata in questa breve scheda. Non va dimenticata la grande malleabilità dei bambini nei primi anni di vita: anche se non capiscono le parole, assorbono dai comportamenti delle persone molte caratteristiche, in particolare gli atteggiamenti violenti. Se oggi c’è poca ribellione contro la follia della guerra è anche perché noi adulti siamo stati educati a considerare l’uomo per natura violento e la guerra inevitabile. Sostanziose ricerche dimostrano che non è così: l’uomo e la donna sono piuttosto vocati a collaborare, a gioire dell’amicizia, a vivere in pace, armonia e amore con gli altri. La violenza esiste, ma ogni violenza è una sconfitta, una degradazione dell’umano. Anche la competizione, tanto esaltata dal “pensiero unico” neo liberale, in un mondo sempre più immateriale, deve lasciare spazio alla cooperazione e collaborazione, molto più validi anche sul piano strettamente economico. Come si vede l’educazione alla crescita umana, qui forse troppo sommariamente abbozzata, deve considerare positivo tutto ciò che fa crescere l’uomo e non necessariamente anche l’economia. Non si discosta sostanzialmente dall’educazione tout court: è forse questione di accentuare certi aspetti che l’educazione corrente, sotto la spinta del consumismo, della “meritocrazia”, dell’economicismo, tende inevitabilmente a trascurare.