Bisogna volerlo cercare specie nel rapporto con gli altri perché la vita è relazione.

“L’uomo nobile esamina sé stesso, l’uomo ordinario esamina gli altri”
Confucio (p. 46)

Non c’è senso senza consenso: “possiamo non essere destinati all’assurdo, alla disperazione, al nulla, e di conseguenza alla paura, all’aggressività e alla rabbia che ne scaturiscono. Lo possiamo. Dipende da noi” (p.20). Questa è la prima tesi sostenuta nel presente breve ma denso libretto del teologo e filosofo Vito Mancuso: il senso della vita non è qualcosa di teorico, oggettivo, facilmente definibile. È un problema pratico, subordinato alla nostra personale volontà di cercarlo, quando non lo si voglia negare radicalmente, come spinge a fare la cultura corrente. Può essere diverso per ciascuno di noi, in relazione all’educazione ricevuta, alle persone incontrate, al carattere più o meno aperto agli altri, ecc. Nonostante le molteplici connessioni virtuali, oggi siamo sempre più isolati, non inseriti in reti di relazioni sociali, dissociati.

Le cause di questa situazione sono oggetto di una interessante analisi dell’A. sia sul piano del pensiero che su quello economico. Un primo punto è la mancanza di alcune idee base comuni, quelle che già due secoli fa Tocqueville indicava come indispensabili per l’esistenza di un corpo sociale. Si cominciava pure a parlare della “morte di Dio” in quanto non più capace di infondere senso e vitalità alle esistenze umane, anche se i rivoluzionari francesi parlavano di fraternità, accanto a libertà ed uguaglianza. Più tardi Nietzsche – il filosofo di riferimento di Hitler e Mussolini – teorizzò il darwinismo sociale, estendendo agli uomini quella lotta per la vita e quella selezione naturale che Darwin aveva rilevato nella natura animale. Questa concezione della vita come lotta, afferma Mancuso, è tacitamente ancora quella prevalente oggi tra noi e una sua conseguenza è, ad es. l’indifferenza generale di fronte allo spaventoso e crescente divario di ricchezza e potere vigente tra gli uomini: si ritiene che derivi da cause “naturali” contro cui è vano opporsi.

Il consumismo è lo strumento principale per mantenere questo strapotere e distrarre dal vero senso della vita. “È in corso un grande processo di trasformazione che mira a farci retrocedere al precedente livello di Faber, o più precisamente di Homo faber et consumens” (p.24) anziché di Homo sapiens. Il consumismo è così diffuso che trabocca dal piano economico per estendersi persino a quello spirituale: esistono multinazionali religiose “che, invece di telefoni o cosmetici, vendono riti, dottrine, appartenenze, tramite cui acquisiscono fiducia, controllo, ricchezza, potere” (ivi). Il risultato è il medesimo: lo spegnimento della coscienza personale, l’alimentazione dello spirito gregario, l’intruppamento nel gregge.

Rettificare il linguaggio, diceva Confucio, è la premessa di ogni dialogo fruttuoso. Mancuso lo applica ad entrambi i termini, senso e vita, declinandone per ciascuno tre accezioni. Senso può essere inteso come significato, sensazione, oppure direzione. Qualcuno potrebbe non trovare alcun significato nella vita; difficile però non sentire l’esperienza, il sapore, il sentimento, cioè la sensazione della vita, né la sua direzione, anche solo per mantenersi, chi frequentare, la parte politica scelta, ecc. Quanto alla parola vita le tre accezioni possono essere ricavate dal greco antico che la distingueva come biologia, zoologia e psicologia. Noi conteniamo tutte e tre queste dimensioni: siamo biologia come anche i vegetali, siamo zoologia come gli animali, e infine abbiamo una psiche molto sviluppata, che però non manca agli animali e forse neppure in certi vegetali. Come si vede i confini non sono ben delimitati e, tra gli esseri umani, vi sono coloro che, “o per mancanza di educazione o perché sedotti dal consumismo, vivono la dimensione psichica del tutto in funzione di quella biologica e di quella zoologica” (pp.62-63). Una notazione importante è che piante e animali, a differenza degli umani, non possono essere egoisti perché per loro natura vivono al servizio della specie. L’uomo egoista invece piega a sé tutte le relazioni.

Tutto è relazione: è una importante acquisizione della scienza moderna. “Oggi sappiamo che tutta la natura è relazione o interconnessione. Non esiste fenomeno che non sia un aggregato, un sistema” (p.38). Anche gli atomi, che si credevano indivisibili, sono l’aggregazione di particelle subatomiche. Questa importante acquisizione sulla natura fisica può essere estesa alla natura psichica – spiegando ad es. il nostro bisogno di stare insieme agli altri – ed ha una enorme importanza sul piano del pensiero, il quale in precedenza anteponeva la sostanza alla relazione. Si giunge così alla seconda tesi sostenuta in questo prezioso scritto: il senso della vita va ricercato nella logica relazionale e sinergica che rende armonica la nostra vita. Consiste nello spendersi per qualcosa di più grande di noi. Se si segue il modello proposto continuamente nella società dei consumi – far tornare tutto a proprio vantaggio e avere sempre più successo, ricchezza, piacere, potere – il senso della vita non potrà che essere il conflitto, perché tanti io autocentrati si avvertono nemici, generando diffidenza, paura, aggressività. Il perseguimento invece di qualcosa di più grande dell’io farà deporre l’atteggiamento predatorio nei confronti degli altri e del mondo. Qualcosa di più grande può essere cercato nel divino, ma anche nella bellezza, nell’arte, nella cultura, nell’impegno sociale, per la pace…; in sintesi il senso della vita positivo potrebbe essere quello di creare armonia. Una prospettiva davvero importante e necessaria in questo momento in cui guerre e clima rischiano di segnare la fine dell’umanità. Trattandosi di un problema pratico questo libretto si conclude con una serie di utili suggerimenti per ricercare ogni giorno il senso della vita. Ne siamo grati all’Autore.

AUTORE

Crescita Umana

CATEGORIA

DATA

15 Febbraio 2024

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