“male reale del malato immaginario”, va affrontato a livello psichico ma anche migliorando la flora batterica e il rafforzamento delle difese naturali
“Il malato immaginario”, ultima commedia di Molière, poi ripresa da Alberto Sordi con l’omonimo film, descrive una delle prime e più note parodie della figura dell’ipocondriaco, caratterizzata da una preoccupazione esagerata per la propria salute. Si tratta di un’opera che risale al 1673, anno della sua morte, avvenuta poco dopo la rappresentazione in cui lo stesso Molière recitava nei panni del protagonista. Costui era una persona ricca e credulona che si credeva affetta da gravi mali e si circondava di medici e farmacisti. I quali con arroganza accentuavano la sua mania, nel loro interesse. Sarà il buon senso e l’onestà della servetta del protagonista a mettere in luce l’insussistenza dei suoi mali e a sventare il suo progetto di far sposare la figlia a un giovane insignificante; aveva però il vantaggio di essere figlio di uno dei suoi medici, che il protagonista avrebbe gradito nella sua cerchia familiare per poterne fruire dei servizi con continuità e gratuità. Ai tempi di Molière le conoscenze mediche erano estremamente ridotte; solo alcuni, ad es. portavano avanti l’idea “rivoluzionaria” che il sangue circolasse nelle vene, non certo i medici che appaiono nella commedia. Il comico Molière faceva oggetto di satira tutti i suoi personaggi; nei confronti di quei medici però la satira era benigna: voleva che aumentassero le loro conoscenze e capacità, ma in fondo li amava, essendo lui stesso portatore di seri guai fisici da loro curati, forse più con l’empatia che con i farmaci.
Male psichico. Anticamente l’ipocondria veniva considerata un malanno fisico, non psichico, come oggi. Il termine stesso deriva dal greco e si riferisce alla fascia addominale, dove gli antichi greci ipotizzavano esistesse la “culla delle emozioni”, paura compresa. Pertanto le cure erano quelle relative ai malori addominali. Con l’opera teatrale di Moliére la figura dell’ipocondriaco divenne popolare ed i medici ne poterono in seguito riconoscere la natura psichica. Nella sua finissima analisi psicologica sull’ipocondria, Molière la vede in grado di ottundere la capacità di giudizio, così che il protagonista si fa abbindolare dai medici senza scrupoli. Inoltre l’Autore sembra aver anticipato quello che oggi la scienza ha verificato: l’influsso della psiche sul fisico. In particolare ciò avviene attraverso la flora batterica intestinale – quella preposta anche alle difese immunitarie naturali – e le sue connessioni col cervello attraverso i neurotrasmettitori. Uno di questi, la serotonina, ad es. è conosciuta popolarmente come ormone del buon umore. La connessione cervello e flora batterica, studiata dalla recente disciplina detta psico-biotica, è biunivoca, così che l’intestino viene talvolta chiamato secondo cervello. Ecco perché la paura può avere effetti negativi sulla salute fisica. In definitiva l’ipocondria è un disturbo complesso che può però portare molta sofferenza reale; è stato definito il male reale del malato immaginario.
Probabilità. La pandemia del coronavus, imponendo vincoli e confinamenti, ed avendo quasi monopolizzato le informazioni dei media, ha moltiplicato le occasioni di interessarsi della propria salute, aumentando forse i casi di ipocondria, ma anche di depressione e altri disturbi psichici. Contro il coronavirus e le sue varianti sono stati trovati i vaccini, i quali però non coprono al 100% le difese: hanno una elevata probabilità di evitare o attenuare il male, ma non la certezza. Sembra dunque ragionevole proporre di non trascurare quei comportamenti e accorgimenti che, attraverso una flora batterica efficiente – il termine scientifico è flora eubiotica – possano accrescere la probabilità di non cadere vittime del virus. Potenziando le difese naturali ci si difende anche dagli altri mali: dal banale raffreddore su su fino al cancro, infarto e altre gravi patologie che hanno accompagnato il benessere (per questo si parla di malattie del benessere). Però la novità e la pericolosità di questo virus non autorizza a fidarsi soltanto delle difese naturali, è meglio seguire i ripetuti consigli ufficiali di vaccinarsi.
La sobrietà però ha oggi molti nemici, a cominciare dai forti poteri alimentari e farmaceutici multinazionali. È diffusa la convinzione che all’ipocondria, provocata dal consumismo alimentare, si debba rispondere solo col consumismo farmaceutico. Gli accorgimenti per potenziare le difese naturali vanno al contrario del consumismo: sono ormai ben noti e godono di molte convergenze tra gli esperti, il cui pensiero – ufficialmente poco diffuso – può essere reperito facilmente anche in rete. Riguardano il ricorso ai cibi prebiotici e probiotici, alcune restrizioni cicliche e simili. Ma il punto più importante è quello quantitativo, cioè la sobrietà alimentare. Quando si parla ad es. di macrobiotica o di dieta mediterranea, ci si riferisce a quantità di cibo assai inferiore a quella oggi invalsa, oltre ad una composizione più povera. Non va peraltro dimenticato che la riduzione dei cibi, specie se provenienti dagli allevamenti intensivi, sarebbe un grosso contributo nella lotta contro il riscaldamento globale. Con la sobrietà si torna al buon senso della servetta descritto da Molière: smaschera l’arroganza dei potenti e non ignora le soluzioni semplici, alla portata di tutti.